Con il PREMIO COLSALVATICO Tolentino celebra uno dei suoi cittadini più illustri ed una sua peculiarità culturale

Torna il Premio letterario con cadenza biennale, ideato e promosso dal Circolo Culturale “Tullio Colsalvatico” con il sostegno del Comune di Tolentino, giunto alla sua nona edizione (avendo saltato le edizioni del 2016 per il terremoto e del 2020 per la pandemia), riservato a racconti inediti con contenuto umoristico.

Omaggio a Tullio Colsalvatico, uno dei cittadini più illustri della città di Tolentino: poeta, scrittore, uomo di grande spessore culturale, impegno sociale e qualità umane, riconosciuto Giusto fra le Nazioni nel 2009, sottolineando il sottile e piacevole umorismo che esprime in gran parte della sua opera narrativa. Quell’umorismo che, con la geniale idea dell’allora sindaco Luigi Mari nel 1962, viene espresso dalla famosa Biennale Internazionale dell’Umorismo nell’Arte e che rende Tolentino luogo della “civiltà del sorriso”, documentato anche da un Museo che per caratteristiche, qualità e quantità di opere, appare unico al mondo.

L’immagine è una caricatura di Tullio Colsalvatico realizzata da Luigi Mari, il sindaco di Tolentino che nel 1961 ideò la Biennale Internazionale dell’Umorismo nell’Arte, giunta alla 31ma edizione. La macchia è una nostra interpretazione per evidenziare come la realtà colpisce lo sguardo.

Di seguito la presentazione del Premio ed il bando.

Il Bando del Premio può essere richiesto anche via mail a: segreteria@colsalvatico.it; premio@colsalvatico.it

Oppure via whatsapp al n. 3290833095; via messenger o facebook: Circolo Tullio Colsalvatico.

La scadenza per l’invio delle opere è il 31 dicembre 2022

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Vento di novità a Tolentino, il diVento Festival 2021 sta arrivando …

Quest’anno proponiamo un tema abbastanza centrale, la Dimora .

“Le parole sono come le persone: da sole non generano nulla. È da un incontro che nasce una storia, ed è dall’incontro di due parole che nasce un senso. Una dimora, in qualche modo, ha la sua responsabilità: deve decidere cosa vuole essere. Quale parola vuole incontrare. C’è la dimora-nido, la dimora-isola, persino la dimora-prigione. Ma potrebbe anche essere la dimora-nave, aperta ai venti e al viaggio, la dimora-piazza, dove incontriamo gli amici, la dimora-città. Infine la più bella, forse: la dimora-mondo.” (Gianfranco Lauretano)

Fra dentro e fuori, coprifuoco e decreti che spengono possibilità di interazione viva, la dimora diventa un luogo anche interiore, un luogo di ricerca. Per dimora non si intenda la sola abitazione domiciliare, ma quel luogo dove tu ti senti veramente bene!

Quali forme di espressione sono coinvolte ?

Nelle tre giornate del diVento (fra Tolentino e Caldarola, esattamente: Fabrica City, Castello della Rancia e Villa Ninetta), verranno sviluppati degli spazi precisi sul tema della Dimora:

  • Spazio dell’Architettura – la “dimora” in tutte le sue declinazioni. Talking di architettura;
  • Spazio della Fotografia – approfondimento della figura di Mario Giacomelli, grande fotografo marchigiano, e call fotografica;
  • Spazio del Teatro – bando rivolto a giovani attori marchigiani sul tema del festival (il bando scaricabile in calce);
  • Spazio del Cinema – corso di filmmaking e progettazione di un video sul tema del festival;
  • Spazio della Poesia – a 700 anni dalla morte di Dante come può la Divina Commedia farci stare insieme e dare vita ad un luogo in cui vengono approfonditi gli aspetti della vita? Incontro con i poeti;
  • Spazio della Musica – saranno con noi artisti del panorama locale e nazionale;
  • Spazio dei Piccoli –  laboratorio “Qual è la mia casa?”.

In ultimo non poteva mancare lo

  • Spazio del Cibo , nessuno se ne andrà con la fame, solo con quella di cultura!

crowdfunding

Perché SOStenerci ?

La possibilità di contribuire vivamente alla costruzione di questo luogo di Bellezza e l’interazione con esso sono le ragioni per sostenere con una donazione libera questo giovane festival.

Crediamo nella forza della cultura come pane per la mente e per il cuore.

per donare clicca il link https://sostieni.link/28634

Grazie!


BANDO TEATRALE

clicca download per scaricare

ANNULLATA L’EDIZIONE 2020 DEL PREMIO COLSALVATICO

Le limitazioni poste dalla pandemia del Covid non ci consentono di poter programmare eventi relativi da svolgere in presenza. Una delle caratteristiche del Premio è proprio quella delle relazioni che si creano tra autori, giuria, lettori, pubblico durante la premiazione e gli eventi collaterali. Online tutto ciò è totalmente stravolto. Vogliamo guardarci in faccia mentre sorridiamo raccontandoci… Speriamo poterci risentire con l’edizione 2022!


(e se intanto rileggessimo i
racconti selezionati nella speciale edizione del 2018 ?)

“No, dico, ma… mica avrete lasciato morire il vostro premio?”

Domenica 19 aprile 2020 – 17:37 riceviamo questa mail :

“No, dico, ma… mica avrete lasciato morire il vostro premio?

No, dico, l’unico premio di umorismo esistente in Italia – l’unico degno di tal nome, perlomeno, e non certo perché avete avuto la bontà di assegnarlo anche a me.

In un momento come questo c’è tanto bisogno di leggerezza, di guardare la realtà con occhi non solo pieni di tristezza e morte. Un po’ come avevate fatto per il terremoto, non proprio nello stesso modo, magari.

E sono certo di non essere l’unico a volervi sollecitare!

Daje, come si dice a Roma!

cordiali saluti

mario”

A scrivere è il nostro amico Mario Trapletti, vincitore del Premio Colsalvatico, edizione 2014.

L'inizio del racconto vincitore di Mario Trapletti

L’inizio del racconto vincitore di Mario Trapletti

 

Mario Trapletti vincitore dell'edizione 2014 del Premio Colsalvatico

Mario Trapletti vincitore dell’edizione 2014 del Premio Colsalvatico

 

 

 

 

 

 

 

In un attimo il ricordo va a quella edizione, bellissima!

Subito inizia uno scambio di messaggi su watsapp tra i membri del direttivo, rispuntano foto, commenti, la copertina di “ILLOGICA ALLEGRIA”, la pubblicazione di quell’anno, ma sopratutto emerge il desiderio di rimettersi in gioco.

ILLOGICA ALLEGRIA - La copertina della pubblicazione con i racconti vincitori del Premio 2014

ILLOGICA ALLEGRIA – La copertina della pubblicazione con i racconti vincitori del Premio 2014

Come per l’edizione del 2018, post-terremoto, ci chiediamo ancora una volta se un premio letterario sull’umorismo sia, come dire, “appropriato” alla situazione difficile che stiamo attraversando.

Ma se l’umorismo e’ un modo di guardare la realtà, lo deve essere sempre,  comunque e ovunque..

Per comprendere meglio forse e’ utile rileggere le prefazioni alle pubblicazioni. In ILLOGICA ALLEGRIA, Franco Maiolati scrive:

“Un sorriso che prevale su tutto.

In fondo è cosi anche nella nostra vita. Come tutti sperimentiamo le incertezze per il futuro, le sconfitte dei nostri progetti, l’incapacità a mantener fede alle nostre promesse di far bene, con noi e con chi ci sta vicino.

Ma c’e qualcosa  – non ultima l’amicizia dello sparuto gruppo, che si va allargando e che si ritrova per promuovere questo Premio sull’umorismo, per leggere i racconti che ogni volta arrivano con crescente convinzione e qualità degli autori – c’e’ qualcosa che ci fa sperimentare quella certezza per cui il nostro limite non diventa disperazione e quello dell’altro non sfocia in rabbia. E possiamo sorriderne, capaci ancora di più di cogliere il grottesco e l’incoerenza.

L’umorismo, come riconoscimento di una carezza su di sé. Una definizione forse azzardata, ma che cammin facendo scopriamo adeguata.”

Per comprendere meglio, ancora, e’ utile guardare le immagini, ricordando i volti di tutti …

Infine lanciamo un sondaggio a tutti gli amici che hanno partecipato al Premio e collaborato con noi alla realizzazione di ogni edizione, chiediamo una opinione al riguardo, cosicché il nostro pensiero sia accompagnato …

– E voi cosa ne pensate? –

Potete inviare le vostre considerazioni alla seguente mail: segreteria@colsalvatico.it 

§§§§§

Desideriamo anche omaggiare di una copia della pubblicazione ILLOGICA ALLEGRIA a chi ne faccia richiesta alla mail soprastante. Fino ad esaurimento copie omaggio.

A presto amici, a presto!

Il Cercatore di Pietre

LABORATORIO TEATRALE PER RAGAZZI

a cura di Giulia Merelli

 

PER CHI: Il laboratorio è pensato per adolescenti, dagli 11 ai 19 anni

LUOGO: Circolo Culturale “Tullio Colsalvatico” – Tolentino Piazza N. Mauruzi, 12

MODALITÀ: 20 incontri con iscrizione in loco / 10 intensivi per chi viene da fuori

PRIMO INCONTRO 

MERCOLEDÌ 23 GENNAIO DALLE ORE 17.00 ALLE ORE 19.00

per info: segreteria@colsalvatico.it  – 320/2173389

 

IL LABORATORIO – COSTRUIAMO E METTIAMO IN SCENA UN RACCONTO…

Un’esperienza da fare insieme

Come è nato questo incontro?

Un giorno, trovandomi a dialogare con alcuni ragazzi, si è iniziato a parlare di passioni e desideri, e abbiamo iniziato a raccontare una storia. La passione emersa e condivisa da più ragazzi riguardava le pietre e lo studio delle pietre. Dunque la pietra è ad oggi il filo rosso che accompagna la nostra ricerca teatrale…

alla scoperta di un senso più profondo che possa parlare al cuore di tutti.

Si va a costruire insieme un piccolo spettacolo teatrale, accompagnati da questa tensione: che cosa cerco? Che cosa desidera il mio cuore nel profondo?

laboratorio teatrale giorgia abate

illustrazione di Giorgia Abate

Contenuto dei laboratori:

Non c’è solo una modalità o una tecnica per raccontare una storia. Lo si può fare in tantissimi modi e da diversi punti di vista, si può narrare con gli attori che recitano la storia in scena, utilizzando oggetti, suoni o semplicemente soli, con la forza delle parole e/o del corpo e nient’altro… ci saranno esercizi di scrittura creativa con carta e penna, ma anche di scrittura… fisica! Cercando di raccontare senza usare parole, ma attraverso il gesto e l’azione!

Partiremo certamente dal confronto a tavolino, cercando fra canzoni, testi e immagini, qualcosa che ci colpisca, e da lì ciascuno comincerà a realizzare il suo racconto, per questo sarà importante tenere un diario di bordo per tutta la durata del lab, ma anche un diario di gruppo, dove scrivere la nuova storia, il racconto dei racconti, quello generato dall’interazione e il dialogo fra i racconti di tutti… useremo stoffe, gomitoli, e fogli.

Ogni storia ha un seme di verità, di gioia, occorre vederlo e tentare di coltivarlo… perché sia un seme che dia frutto, il frutto di una Grande Storia…

* * *

Giulia Merelli è attrice, di 29 anni. 

giulia merelli

Giulia Merelli

 

Da un anno, guida il progetto ANIMA, spettacolo teatrale in costruzione con la compagnia ANIME, già presentato in varie località, tra cui il Castello della Rancia di Tolentino, il 10 marzo 2018.

 

***

Il corto “Il cercatore di pietre” e’ frutto del laboratorio teatrale per ragazzi che si svolge presso il Circolo Culturale “Tullio Colsalvatico” di Tolentino (MC).
A cura di Giulia Merelli

grazie a Damiano Giacomelli e Fiorella Sampaolo.
Musica Walter Muto
I testi recitati sono scritti dai ragazzi 
con
Elena Calcaterra
Riccardo Ceselli
Maria Luisa D’Ambrosio
Margherita D’Ambrosio
Jennifer Ronconi
E con l’aiuto di Lyn, appassionato di pietre

 

Auguri! con un racconto di Colsalvatico: “Il cenone della vigilia”

Un modo anche questo di augurarci Buon Natale.  Un racconto di Colsalvatico semplice e significativo che aiuta a penetrare la tradizione del nostro popolo, magari suscitando qualche nostalgia nei più vecchi. Un’occasione anche per ri-scoprire la narrativa di Tullio Colsalvatico, poeta e scrittore, attento e protagonista di molti aspetti del vivere civile e sociale (come ha ricordato anche Enzo Calcaterra nella sua recente pagina su Press-News), Giusto fra le Nazioni, iscritto nello Yad Vashem di Gerusalemme. Sicuramente una delle figure più significative della storia tolentinate.NativitàGesùGiottoAGF

IL CENONE DELLA VIGILIA 
(riedito nel 2004 dal nostro Circolo nella pubblicazione “La caffettiera”)

Il Natale sta giungendo con le sterze, che scendono dai monti cariche di legna, cogli autotreni, che salgono dai porti traboccanti di arance e di anguille; è già nella voce dei bimbi, sui volti della gente e delle case, nelle vetrine, nelle cartoline illustrate, negli orti della valle del Chienti, che spandono odore di finocchi e di sedani, è nell’aria. I Sibillini sono bianchi e si aspetta che la neve arrivi anche qui, da un momento all’altro, come ha fatto sapere il lunario di Barbanera.

A Tolentino, il Natale è già entrato in Via San Ni­cola, rimasta con l’odore di merluzzo come ai tempi in cui i negozianti di ora erano ragazzi; ogni porta è un negozio e, tra una portata e l’altra, la merce invade i muri, si stende sulla strada, tra i piedi dei passanti, sicché tutta la via sembra un negozio. La gente guarda, tocca, la merce, girandosi intorno a cercare con chi -deve contrattare, poiché è messa là come se fosse roba di nes­suno.

Da Via San Nicola, l’aria natalizia investe Via Val­porro. Lungo i muri sono appoggiati vomeri, zappe «temprate», tavole, mobili; la sega dei falegnami, il martello dei fabbri diffondono, da un capo all’altro, un suono che l’abitudine ha reso inoffensivo e permette di distinguere benissimo il canto dei canarini, nelle gabbie appese alla porta del calzolaio. Una gazza, dalla coda tagliata, saltella tra i piedi dei passanti.

Le donne siedono a conversare fuori della porta di casa e delle piccole botteghe, lavorando la maglia; hanno il grembiule di rigatino, a tasche grandi come le maniche dei confessori di San Nicola. Nei negozietti si vendono go­mitoli, matassine da ricamo, bottoni, aghi e passamani e «mischietti»: un insieme di confettucci dall’anima di can­nella, mentine e liquirizia, sogno dei bambini.

Via Valporro è una via familiare; si va come per casa, si guarda con curiosità quelli del Corso Garibaldi come se fossero dei forestieri; quando si deve arrivare in piazza ci si saluta come se si andasse fuori di città.

La moglie di Veleno e di Calzediferro – le donne più ardite – arrivano, sferruzzando, sino ­al Largo Strambi; restano un poco a guardare la gente e tornano indietro a raccontare ciò che hanno visto.

In questa via si parla da una finestra all’altra, si ride e si piange in presenza di tutti, si risponde a bocca piena a chi bussa, sì mostra ciò che si sta cuocendo e si fa assaggiare alla vicina.

Per il cenone della Vigilia sono in movimento anche gli uomini; le donne si affacciano a chiamarli; essi chiu­dono la bottega e salgono in casa. Ne escono con una bottiglia e la sporta, accompagnano le donne nelle spese, si caricano, pazienti, di pacchetti e d’involti, si fanno frugare nelle tasche per cercarvi gli spiccioli, vanno negli  orti per il prezzemolo, pestano il sale, macinano il pepe e il caffè, puliscono lo spiedo per l’anguilla; e anche i figli possono comandarli: «Babbo, vai a prendere il lauro dal Conte». Egli lascia la sua faccenda, si cambia la giacca ed esce. Sulla via incontra altri babbi e, allegri come ragazzini si mostrano involti e bottiglie. Sono con­tenti di obbedire, vanno e tornano in un baleno, si ten­gono sempre pronti e chiedono continuamente se c’è altro da fare; tolgono le faccende dalle mani delle donne; lucidano, assestano anche se nessuno l’ha comandati.

In casa di Eugenio è lui che prende l’iniziativa. Tira giù le pentole che splendono sulle pareti: questa sera s’adoprano quelle che mai sono usate durante l’anno. Negli altri giorni, se la moglie chiede che cosa deve amman­nire, risponde: «Quel che ti costa meno fatica»; ma la Vigilia di Natale, come per la Pasqua, è in movi­mento sin dal primo mattino. Egli è un uomo per il quale tutto è meraviglioso e confortante; ha sempre una buona notizia da dare e fa suoi i dolori degli altri. Fa lo spazzino; quando qualcuno passa ferma la scopa, in­dica il sole che si sta elevando: «Bello, eh?». Se il pas­sante non capisce e continua la sua strada, Eugenio guarda di nuovo il sole, ripara l’offesa sorridendogli a faccia piena. A volte si mette in ginocchio a guardare un filo d’erba spuntato tra due pietre dell’inselciato: è te­nero e trema; con un soffio lo libera dalla polvere e riprende a spazzare cercando di non offenderlo. A lui non piace la strada asfaltata, che «non lascia respirare la terra»; preferisce le vie secondarie, in cui le pietre sono consumate come tanti volti ed è fatica trarne fuori la polvere. Se gli chiedono che cosa fa, «pulisco la città» – risponde – «e vorrei fare lo spazzino anche in paradiso».

A poco a poco l’aria si fa deserta, le finestre lumi­nose. La vita si svolge tutta in cucina. Il cenone co­mincia tardi; s’inizia in silenzio, come una devozione; prima i fagioli in umido: le donne li cucinano per far contenti i mariti, che vogliono tutto come quando erano ragazzi e «come lo cuoceva mia madre». Eugenio fa un cenno col capo per dire che sono buoni, giusti anche di sale, poi esclama: «Figli, è Natale, ricordàtelo! Il Si­gnore vuole che lo festeggiamo in salute e in santa alle­grìa. E con moderazione, figli, con moderazione!». Al merluzzo si batte le mani sul petto, guarda il soffitto, balza dalla seggiola, si affaccia alla finestra e annuncia a tutta da via:

-Fratelli, sono al merluzzoooo! – e si rimette a tavola stropicciandosi le mani. – È proprio come lo cucinava mia madre! – Posa un bacio sulla punta delle dita e lo spedisce alla moglie, attraverso la tavola.

La sua voce resta a lungo a riempire la notte.

«Eugenio sta al merluzzo» – dice Giovanni del Moro, ai suoi, benché tutti abbiano sentito; apre la finestra, guarda il cielo stellato, si raschia la gola e chiama:

-Filì, tu -dove stai?

Filippo, il fabbro taciturno e ossuto, che sta sull’in­cudine da mezzanotte a mezzanotte, tende l’orecchio, raccoglie il tovagliolo, si affaccia e risponde:

– Ai fagioli in umidoo! Ai fagioli in umidooo!

– Allora, Filì, sono più avanti io: sono allo stocca­fisso fritto. Tu dove ti fondi?

– Sull’anguilla arrostooo!

«Filì ancora sta ai fagioli» comunica Giovanni, alla famiglia, e chiude la finestra. «E si fonda sull’anguilla arrosto».

Alla pasta con le noci Eugenio manda un altro bacio alla moglie sulla punta delle dita, scende sulla via e annuncia con tutto il fiato:

-Fratelli, fratelli, io sto all’anguilla in umido! Sia lode al cielo! – e senza attendere risposta risale di corsa le scale. Francesco, il conciapelli, scende anche lui sulla via, finisce d’inghiottire e chiama:

-Giovanni, oh, Giovanni, dove stai?

Subito un’altra finestra si apre e una voce da bocca piena assicura:

-All’anguilla in guazzetto!

– Allora stai più avanti di me! Io, agli spaghetti con le noci. E dove ti fondi?

– Sull’anguilla arrosto, come Filippo!

Una luce taglia la via e si allarga sulla casa di fronte come il lampo che precede il tuono; subito dopo, la voce di Luigi, il vasaio, rimbomba da un capo all’altro di Via Valporro:

-Oh, Peppe, all’anguilla arrosto! E tu? – Siamo pari. Dove ti fondi?

-Mi sono fondato sul merluzzo in umido!

-Io sull’anguilla arrosto! – Luigi chiude la fine­stra e si rimette a mangiare dicendo: – Peppe si fonda sul merluzzo in umido.

Giunto alla frittura, Eugenio si affaccia ad annunciare alla via, alla città, a tutti i fratelli sparsi nel mondo, alle stelle: «Io sono al pesce fritto! È qui che mi fondo!» e si rimette a tavola senza curarsi di sapere dove sono arrivati gli altri.

Così le famiglie di Via Valporro si tengono al cor­rente dello svolgimento del cenone, sino alla fine.

Il grido di Eugenio è l’ultimo a risuonare: – Fratelli! Fratelli, -sono al caffè!

Al caffè arrivano tutti quasi contemporaneamente. Mentre i grandi lo sorbiscono appoggiandosi alla spal­liera della seggiola, le donne piegano le tovaglie, i ra­gazzi spandono le cartelle della tombola, agitano i nu­meri nei sacchetti. Le famiglie si uniscono: la via si anima di risa, di richiami.

Eugenio ha la cucina grande e si possano mettere più tavolini uniti. – Entrate, entrate! – esclama, sen­tendo passi per le scale. Le porte sono aperte; si bussa soltanto per annunciare che si sta entrando.

I grandi giocano mescolati ai grandi e le loro parole hanno lo stesso peso.

Tutti i campanili si svegliano; suonano per la messa di mezzanotte. Le famiglie estraggono in fretta gli ultimi numeri, lasciano la casa in festoso disordine, con le luci accese, e si avviano. Hanno gli occhi lucidi e parlano in­sieme. L’aria è dolce. Eugenio ricorda che, quand’era bam­bino, gli animali quella notte parlavano, nelle calde stalle, per dire agli angeli come erano custoditi dagli uomini; e pensa che le strade dovrebbero essere coperte di grano lucente come il cielo lo è di stelle. Egli rimane un poco indietro, come un bambino che si distragga e va toccando i muri in piena confidenza con le cose; sosta sulla gra­dinata a guardare la notte: le stelle ci sono tutte; sorri­dono a Colui che sta per nascere e a ognuno di noi, che sta rinascendo. Eugenio vorrebbe dire ch’egli non è quello di sempre, che nessuno, stasera, è come gli altri giorni; ma gli amici sono già entrati in chiesa, l’organo invade, riempie la notte. Ci si può inginocchiare do­vunque: la terra è tutta una cattedrale.

 

Vota il progetto FIORE ! Aiutaci a far partire un’opera di Bellezza

FIORE è un progetto creativo di pelletteria artistica che ha come oggetto la produzione di una linea di articoli in pelle unici. Unici per il fatto di testimoniare il nesso tra il lavoro manuale artigiano impiegato e l’esperienza umana che ogni singolo articolo vuol raccontare.

Come può un artigiano, un prodotto di artigianato partecipare alla Creazione?

Da questa riflessione il desiderio di raccontare esperienze di vita vera attraverso un prodotto di artigianato in pelle, grazie a un contatto diretto tra l’artigiano e il soggetto protagonista di cui si vuol raccontare la storia, che può essere una storia di vita passata di cui far memoria (quindi attraverso uno studio), o una storia dei nostri giorni.

FIORE – Un’esperienza umana raccontata dalle mani artigiane

Per votare bastano pochi semplici gesti:

Vai sul sito  http://concorsoidee.azionecattolica.it/user/register  e registrati, una volta registrato vai su PROGETTI e nello specifico al progetto FIORE, sotto al video troverai Vota il progetto e delle stelline, clicca sul grado della stellina che preferisci, meglio se l’ultima per il massimo del gradimento!! Mi raccomando … AIUTACI !

 

fiore lab sagi

Il lavoro manuale, la creazione artistica, il lavoro intellettuale, sono state realtà a lungo legate l’una all’altra. Nelle civiltà “arcaiche”, il lavoro era insieme capacità di creatività e di contemplazione. Questa capacità oggi continua ad essere presente in talune esperienze e realtà di lavoro, soprattutto artigianale, ma non rappresenta il modo normale in cui le generazioni contemporanee vivono il lavoro. La mentalità oggi dominante, in Occidente e in altre vaste regioni del mondo, fa del lavoro un momento di non-vita. Il lavoro, non più fecondato dalla contemplazione, è diventato meccanico: e viene percepito come alienazione da sé. La coscienza dello scopo appartiene invece alla memoria storica dell’uomo europeo. A differenza del disprezzo nutrito dall’Evo greco e romano verso la fatica del lavoro, la tradizione dell’Europa cristiana ha sottolineato la dignità del lavoro, che – nella fatica – diviene attività creatrice dell’uomo, partecipazione alla Creazione. E’ un compito per questa fine di millennio: il lavoro può avere senso perché ha senso l’esistenza umana.

La finalità del progetto è di sviluppare un metodo nuovo di lavorare in cui la persona è al centro e il filo conduttore è la Bellezza, della storia raccontata, e dell’oggetto concreto che la evoca.

FIORE vuole essere l’occasione di incontro tra la comunità ecclesiale e civile, favorendo l’orientamento di giovani nel mondo del lavoro artigiano, raccontando esperienze di vita umana. Il coinvolgimento di realtà presenti nella comunità ecclesiale della Diocesi di Macerata tra cui il Progetto Policoro divengono importanti nel percorso di orientamento, al fine di guardare concretamente ai bisogni della persona nelle dinamiche che si generano nel lavoro, e testimoniando esperienze di vita in cui il lavoro partecipa alla Creazione, figure legate alla vita ecclesiale del territorio come Padre Matteo Ricci.

Parole ed esperienze di vita vera, che partono anche dalla semplice personalizzazione del prodotto, fino ad arrivare all’ipotesi dell’inizio di una relazione tra l’artigiano che crea, e il protagonista/committente che desidera relazionarsi con l’artigiano, anche per una richiesta concreta di produzione.

I prodotti da realizzare riguardano oggetti di piccola pelletteria e in particolare borse. Ogni prodotto avrà a corredo un racconto dell’esperienza di vita e incisioni a caldo di frasi e nomi sul prodotto stesso.

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Fanno parte del progetto FIORE come rete di Fabrica City di cui siamo partner:

SAGI di Sampaolo Giuseppe – Lavorazioni artistiche in pelle – Tolentino

KAZED – Tolentino

Cantina Raponi di Raponi Stefano – Tolentino

Video By Mattia Muccichini

 

 

Fabrica City ha aperto le sue porte!

Fabrica City ha aperto le sue porte per la prima volta!  E il Circolo Colsalvatico e’ attore del progetto insieme ad altri,  nonché aggiudicatario del contributo del COMITATO SISMA CENTRO ITALIA a seguito della vincita del bando.

Certo, e’ ancora un cantiere, c’e’ ancora tanta polvere da togliere, pareti da abbellire, spazi da creare, ma e’ un luogo concreto e reale, tutto da costruire e a disposizione della comunità.

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Spiegare cos’e’ Fabrica City non e’ facile, probabilmente, anzi sicuramente, tanti non hanno compreso, ma questo non e’ un problema, proprio perché Fabrica City vuole essere soprattutto un luogo in evoluzione, dinamico e vivo.

Un luogo appunto, un luogo di relazioni, questa e’ la definizione più pertinente a Fabrica City, dove le persone possano incontrarsi e iniziare un dialogo costruttivo attorno a temi condivisi e importanti per il nostro territorio, per le nostre passioni e competenze, per i giovani e per la comunità tutta. Perché la persona per noi e’ importante !

“Il progetto Fabrica city intende creare uno spazio di relazioni e propensione alla cooperazione grazie anche all’aiuto di nuove tecnologie e tramite l’implementazione di attività volte al benessere sociale, ambientale, artistico e culturale. Intende avviare nuovi strumenti e metodi educativi attraverso la bellezza generativa ed educativa dei vecchi mestieri, il benessere della persona, la sana alimentazione e trasmettere alla comunità il concetto di sostenibilità sociale ed ambientale. Vuole avviare un approccio basato sulle capabilities volte al benessere e allo sviluppo di beni relazionali che si intendendo porre a disposizione di coloro che entrano in contatto con Fabrica city. Stimolare la politica locale verso un’economia delle relazioni, visibile in luoghi attraverso il protagonismo di giovani, artigiani, agricoltori grazie ad una innovazione aperta e cooperativa che possa generare o ri-generano nuovi percorsi di sviluppo locale e di occupazione. Avviare una nuova offerta che trasforma gli spazi in luoghi e dove le relazioni acquisiscono una primato che la PA che si propone di fare policy può riconoscere e accompagnare.”

Relazioni per approfondire tematiche precise divise per area:

1 – Vecchi mestieri e innovazione tecnologica – BOTTEGHE

Attività:

  • Avviare una prima conoscenza degli artigiani ed esperti locali che operano in settori artistici diversi e creare un luogo per unire sinergie ed avviare incontri di ibridazione di esperienze, competenze e sensibilità diverse per lo sviluppo di modalità operative, la realizzazione di prodotti innovativi e scambiare conoscenze, idee ed opinioni da protagonisti;
  • Creare uno sportello informativo e orientamento per le aziende ed uno spazio incontro domanda/offerta tra imprese artigianali;
  • Promuovere attraverso eventi anche conviviali prodotti artistici locali che non hanno forte impatto ambientale, ma che vengono realizzati attraverso processi produttivi poco invasivi e generalmente utilizzando materie prime locali;
  • Avviare percorsi di formazione e orientamento del mestiere (in&out) per la trasmissione del saper fare artigianale a giovani di età compresa tra i 11 e i 29 ed accompagnarli nella realizzazione di prodotti d’eccellenza attraverso la formazione e orientamento dei vecchi mestieri;
  • Realizzazione di un luogo Repair-cafè come simbolo di un’economia circolare, dove qualsiasi oggetto può essere riparato, o restaurato da altri o personalmente. Luogo dotato di postazioni di lavoro con gli attrezzi necessari per aggiustare qualsiasi cosa, sono il luogo ideale dove incontrarsi e guadagnare mettendo a disposizione le proprie capacità;

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2 – Modelli di economica sostenibili stili di vita sobri e sana alimentazione – TERRA

Attività:

  • Ampliare e potenziare il Mercato del contadino già presente a Tolentino attraverso lo spostamento dello stesso all’interno del luogo denominato “Fabrica City”;
  • Ampliare l’apertura del Mercato del contadino;
  • Realizzare laboratori educativi e creativi rivolti agi ragazzi di Istituti comprensivi del territorio e scuole superiori;
  • Realizzare corsi di formazione culinaria;
  • Istituire incontri con la cittadinanza di sensibilizzazione attinenti al tema della sostenibilità ambientale e sana alimentazione.

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3 – Osservatorio del territorio e recupero delle aree urbanizzate – OSSERVATORIO

Attivita’:

  • Creazione di un luogo denominato “Osservatorio del territorio – Urban Center” per lo studio del territorio ed il recupero delle aree dismesse;
  • Creazione di una “Teca reale e virtuale” scatola in cui si costudiscono oggetti rari e preziosi luogo fisico e non fisico dove ogni cittadino può consultare e accedere e riscoprire le bellezze del suo territorio;
  • Rigenerare quartieri con criteri di bassa qualità edilizia, architettonica e urbanistica e dare sostegno a politiche di mobilità sostenibile e quant’altro possa servire come attrattore per ripopolare le aree dismesse;
  • Avviare percorsi formativi rivolti ai ragazzi di Istituti comprensivi del territorio e scuole superiori attraverso giochi partecipati;
  • Creare percorsi nella città volti a rianimare la stessa;
  • Creare delle mappe ed itinerari a piedi ed in bicicletta .

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4- Formazione ed incontro per generare processi creativi – PIAZZA

Attività:

La formazione è l’attività che unisce le diverse aree di intervento. Pur con espressioni diverse, è l’aspetto fondamentale nella riuscita di ogni azione, per il coinvolgimento consapevole e responsabile degli attori e per il coinvolgimento dei giovani come protagonisti delle innovazioni auspicate. Nello specifico, in riferimento all’AREA 1:

– Avviare percorsi di formazione e orientamento al mestiere (in&out) per la trasmissione del saper fare artigianale a giovani di età compresa tra gli 11 e i 29 anni. Il fine è quello di generare nuova occupazione ed accompagnare i ragazzi nella realizzazione di prodotti d’eccellenza attraverso la formazione e orientamento ai vecchi mestieri (Esempio formativo dell’Associazione Cometa, primo liceo artigianale in Italia, educare attraverso la bellezza, rimedio alla dispersione scolastica);

Riguardo l’AREA 2:

– Incontri di sensibilizzazione attinenti al tema della sostenibilità ambientale e sana alimentazione con degustazioni, momenti culinari, corsi di formazione, presentazioni di aziende agricole locali e dei loro prodotti, ecc…

Infine, per l’AREA 3:

– avviare percorsi formativi di conoscenza del territorio attraverso giochi partecipati, rivolti ai ragazzi di Istituti comprensivi e scuole superiori;

– avviare focus group formativi di confronto e di cooperazione per far emergere nuove idee, applicare un problem solving creativo, elaborare azioni contestualizzate per attività di riuso e rigenerare di spazi e beni comuni.

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